MICHELANGELO – UNA STORIA INFINITA
Scheda artistica
“Ho avuto tutta una vita per capire che la pietra non va piegata al volere dell’uomo ma va spogliata di tutto ciò che la opprime. La pietra resiste, si ribella, spesso respinge, a volte asseconda, come la vita.” (Michelangelo)
“Michelangelo, una storia infinita” è uno spettacolo di teatro di narrazione, in cui la vita dell’artista fiorentino viene descritta e approfondita attraverso il percorso delle sue opere. Michelangelo appare per come è, nel suo aspetto, nel suo carattere e, soprattutto, nelle sue intuizioni artistiche, dalle prime opere prodotte nella Scuola per giovani talenti voluta da Lorenzo il Magnifico alla magnificenza del David, dalla vita tormentata trascorsa a Roma nella luce degli ambienti vaticani fin al ritorno nella sua Firenze. La drammaturgia originale segue la sua vita, dalla nascita fino alla morte e si snoda tra voce narrante e monologhi registrati con le parole dell’artista stesso, riportate in scritti dell’epoca. Emergono gli scritti del Vasari, le parole di Dante, lettere e pensieri lasciati di pugno da Michelangelo.


La scena è arricchita da un’installazione di marmo in cui vengono proiettati i video delle opere: La Madonna della Scala, Bacco, La Pietà, Il David, La Battaglia di Cascina, I Prigioni, Il Mosè, La Cappella Sistina, Il Giudizio Universale, La Pietà Rondanini. La voce narrante accompagna la visione delle opere, indagando le necessità artistiche e umane di Michelangelo. La tensione verso l’infinito compare forte con la descrizione dei Prigioni (sei sculture, una forza plastica dirompente, personaggi che lottano, scalpitano, si dimenano, cercando di sfuggire… da cosa?) per terminare con l’ultima opera, la Pietà Rondanini. La domanda di Michelangelo è lì, nelle sei sculture, nella massa marmorea che emerge, come spirito dalla materia. Sarà l’anima che si libera dal corpo? Uomini che stanno sfuggendo alla vita? I volti sono appena tracciati, possiamo immedesimarci forse? Eccolo, il non-finito, così lo chiamano i critici oggi.
È nel “Non-Finito” che Michelangelo stabilisce il suo punto di contatto con l’assoluto. E ne è così vicino, che non riesce a metterlo a fuoco. Il suo percorso stilistico raggiunge e supera tanti artisti del Novecento, che pensavano di aver segnato un’avanguardia spostando lo sguardo dal reale e dal modello tipicamente classico alla più personale e articolata ricerca psicologica. Il Non- Finito è la profonda suggestione tra forma, soggetto e proiezione intima e psicologica dell’artista. Forme che appaiono come schiacciate dal peso della pietra che ancora le trattiene e dalla quale cercano di liberarsi. Metafora della vita, e quindi della morte. Figure bloccate nel marmo come da un incantesimo, ma il cui respiro pare non essersi mai arrestato.
Perché l’arte non lo appagava più, Michelangelo voleva l’infinito. Michelangelo è riuscito a rappresentare perfettamente ciò a cui noi non sappiamo dare un nome. Ecco il punto finale della nostra drammaturgia, del nostro racconto, della biografia di questo artista assoluto.
“Tutte le opere che Michelangelo fece sono così angosciosamente oppresse che paiono volersi spezzare da sole. Quando divenne vecchio giunse a spezzarle davvero, l’arte non lo appagava più. Voleva l’infinito.” (Auguste Rodin)
Lo spettacolo è adatto a tutti, indicato per le scuole superiori.
Di e con Alessandro Stellacci e Francesca Magistroni
Regia di Alessandro Stellacci
Produzione Il Mosaiko Teatro
Durata: 55 minuti circa